P. Cicero Romao Batista

Pe. CíceroRomãoBaptista
CENNI BIOGRAFICI DEL
SERVO DI DIO P. CÍCERO ROMÃO BAPTISTA
(1844-1934)

Nacque nella città di Crato, sud dello stato del Ceará-Brasile, nel 1844. Quando aveva 12 anni – scrive nel suo testamento – decise, seguendo l’esempio di S. Francesco di Sales, di cui aveva letto la biografia, di fare voto di castità e consacrarsi al servizio di Dio. Figlio di un piccolo commerciante, fece i primi studi a Crato e a diciassette anni andò alla Scuola P. Rolim, a Cajazeiras, nello stato di Paraíba-Brasile, però dovette tornare in famiglia a causa della morte del padre, per assumere il negozio della famiglia. Grazie all’aiuto economico del suo padrino, potè nel 1870 ormai più che ventenne, entrare nel seminario Prainha, a Fortaleza-CE, e diventare sacerdote. Si racconta che il suo desiderio era partire come missionario in Cina oppure restare come insegnante nello stesso seminario, però nessuno di questi suoi desideri erano la sua vocazione. Tornando a Crato per celebrare la prima messa dopo l’ordinazione, fu invitato dagli abitanti di Juazeiro a celebrare le feste di fine anno. Era il 1871.
In questo periodo scrisse un’interessante e illuminante lettera al vescovo, riguardo alla situazione della cappella di Juazeiro :
“Sign. Vescovo: […] Ho trovato in una situazione disastrosa la chiesetta di Joaseiro, perché, essendo crollata l’unica torre che aveva al di sopra del tetto, questo ha distrutto la parte che sosteneva il coro, rimanendo così per questo accidente, Joaseiro senza tempio. Hanno sistemato qualcosa provvisoriamente, però sarà per poco tempo, visto che la facciata è così rovinata che mi stupisce che non sia ancora crollata anche essa. Le mura sono lesionate, il tetto mal sistemato e non esiste più il coro. Celebra lì il sacerdote Don José Gonçalves, solo di domenica e con dei paramenti che sono usati sin dal 1858. […].
P. Cicero, pure in mezzo a tante difficoltà, rimase in quella comunità, celebrò la messa e ascoltò le confessioni dei fedeli. Durante quel periodo ci fu l’evento decisivo per la vita del sacerdote: Fece un sogno con Gesù Cristo, in cui il divino Maestro gli chiedeva di prendersi cura dei “poveri di quel luogo”. Intese la richiesta come una missione e, ad aprile del 1872, si trasferì definitivamente a Juazeiro. Non è mai uscito da quel villaggio e non ha mai smesso di prendersi cura, come Gesù gli chiese, della gente povera e sofferente di Juazeiro e del Nord-est brasiliano.
Il suo lavoro pastorale fu uno sforzo per “la salvezza delle anime e la riforma dei costumi semibarbari di quella terra”, seguendo le indicazioni della Chiesa in Brasile, che progettava una profonda riforma del cattolicesimo brasiliano, sia per quel che riguarda la formazione del clero, facendolo diventare più colto e coinvolto nelle questioni ecclesiastiche e nella vita pastorale della Chiesa, sia nella “purificazione” del cattolicesimo vissuto dai fedeli, che, in pratica, si trattava di un cattolicesimo che mescolava elementi ereditati dal cristianesimo portoghese pretridentino, con elementi provenienti dalle religioni indigene e africane. Le nozioni fondamentali del cristianesimo convivevano con le pratiche e le credenze di altre tradizioni religiose.
Nel 1875 P. Cicero aveva quasi portato a termine la ricostruzione della chiesa tra grandissime difficoltà per la povertà del posto e le carestie che maltrattavano quella regione. Questa opera provocò grande gioia ed entusiasmo nell’appena nominato secondo vescovo del Cearà, Mons. Joaquim José Vieira, che così scrisse al sacerdote:
«La cappella di Juazeiro, cominciata nell’inizio del 1875 dal P. Cícero Romão Baptista, sacerdote intelligente, modesto e virtuoso, è un’opera che attesta, eloquentemente, il potere della fede e della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, visto che è ammirabile il fatto che un povero sacerdote abbia potuto costruire un tempio così vasto e ben progettato, in tempi assai difficili, quali sono questi che attraversava questa diocesi, provata dalla carestia, dalla fame e dalla peste…» (20 agosto 1884).
Fino al 1889 la simpatia di tutto il clero, della gerarchia ecclesiastica e, principalmente, del popolo per P. Cicero diventava sempre più grande. Era un sacerdote buono, pieno di zelo e molto preciso quando si trattava difendere i principi morali della religione cattolica. Aveva come indicazioni fondamentali i valori evangelici. Sono famosi i consigli di P. Cicero:
“Chi ha ucciso non uccida più, chi ha rubato non rubi più, chi ha bevuto, non beva più, ecc…”
Seguendo l’esempio di Gesù Cristo nel vangelo sulla peccatrice (Gv 8,1s), che non la condanna, P. Cicero ebbe sempre un atteggiamento misericordioso verso i peccatori, invitandoli alla conversione e alla nuova vita.
Nel 1889, però, un fatto cambiò per sempre la vita di P. Cicero e – non è troppo a dirlo – di tutta la regione del nord-est: il primo venerdì di marzo, quando, nella cappella di Juazeiro, un gruppo di pie donne (conosciute come “Beatas”) partecipava ad una veglia in riparazione per le tante offese subite dal Sacro Cuore di Gesù, nel dare la comunione a una di loro, l’ostia sanguinò in bocca ad essa. E’ stata la prima di molte volte che l’ostia consacrata sanguinò quando Maria de Araujo ricevette la comunione. Nelle parole di P. Cicero:
“E’ stato il primo Venerdì del mese di marzo del 1889. A seguito di un mio invito, tutta l ‘Associazione del S. Cuore di Gesù, legittimamente istituita nella Capella di Joazeiro, faceva una Comunione di riparazione per le necessità della S. Chiesa; in riparazione per gli oltraggi a Nostro Signore nel Sacramento del suo amore e per la conversione dei peccatori; tutto secondo le intenzioni del Cuore tenero e amorevole di Gesù. In questa occasione la devota si sente chiamata non soltanto a comunicare sacramentalmente e con un amore maggiore, ma, in più, ad una comunione spirituale e ad una maggiore intimità che si dice giustamente, sarebbe miracolosa. Maria de Araujo rimase, con altre donne, in veglia di adorazione in spirito di riparazione al SS Sacramento. Erano già le cinque del mattino e, riconoscente per il sacrificio che fecero quelle persone, trascorrendo tutta la notte in adorazione a N. Signore, ho pensato di dare loro la Comunione, il che effettivamente ho fatto. Per la prima volta la vidi immobile e pietrificata dallo stupore, mentre capiva, come ha affermato dopo, che l’Ostia Sacra si era trasformata in sangue in quantità tale che, oltre a quello che ha bevuto, si è versato sul telo e alcune gocce addirittura sono cadute sul pavimento. Furono testimoni di tutto quanto le sei o otto persone che con lei hanno ricevuto la comunione. Durante la Quaresima di quell’anno e soprattutto il mercoledì e il venerdì di ogni settimana, ci furono quei fenomeni; successe anche un’altra volta il sabato della Passione dello stesso anno, dopo di che si ripetette ogni giorno fino all’Ascensione del Signore. Nella festa del Preziosissimo Sangue si riprodussero ancora una volta i fenomeni di cui mi occupo”.
Gesù Cristo stava versando il suo sangue prezioso all’interno del Ceará per fare di Juazeiro un “luogo di salvezza per le anime.”
Due anni più tardi, poiché il fenomeno non cessava, i pellegrinaggi a Juazeiro a causa del “Preziosissimo Sangue” erano diventati l’argomento principale della stampa locale e nazionale, dovuto alla sua straordinarietà, e diventava sempre più diffusa la notizia del miracolo in tutto il nord-est, il Vescovo di Ceará istituì una commissione d’inchiesta per accertare i fatti e determinare fino a che punto questi fenomeni fossero reali. Designò come commissari due dei migliori teologi, che, dopo un mese di osservazioni, interviste con i laici, con i sacerdoti, con le altre pie donne e medici determinarono l’autenticità del fenomeno e la sua natura “miracolosa”.
Mons. Joaquim non accetta una tale interpretazione conclusiva e, sei mesi dopo, invia un altro commissario a riesaminare la questione. In tre giorni si fecero tre esperienze di dare la comunione alla pia donna fuori della messa, e in queste occasioni l’ostia non sanguinò. Con tale relazione in mano, Mons. Vieira concluse che il fenomeno era una farsa, una frode, un trucco. P. Cicero e molti cattolici della regione non accettarono l’interpretazione del vescovo e ricorsero contro la decisione.
Il caso arrivò alla Santa Sede, alla Santa Romana e Universale Inquisizione, che nel 1894 decise che tali fenomeni erano “meraviglie vane e superstiziose”:
“Decisione e Ordine della Sacra Romana Universale Inquisizione sui fatti che successero a Juazeiro, Diocesi di Fortaleza.
Nella Congregazione del Mercoledì 4 aprile 1894, avendo discusso gli eventi che accaddero a Juazeiro, Diocesi di Fortaleza, gli Eminentissimi e Reverendissimi Cardinali di Santa Romana Chiesa, inquisitori generali, hanno pronunciato, risposto e determinato come segue:

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