Giampaolo Mollo

Foto Mollo

Giampaolo Mollo

diacono e padre di famiglia

(1941-1998)

 

 

Giampaolo Mollo nacque a Roma il 5 novembre 1941 da Raffaele e da Letizia Capasso, primo di tre figli. Un’esperienza di profondo dolore attraversò ben presto la sua vita: suo padre, in conseguenza di una malattia contratta durante il secondo Conflitto Mondiale, morì nel 1945; sua madre cominciò perciò a lavorare e mandò i figlioli a studiare nel Convitto Nazionale, un prestigioso Collegio di Roma. In quell’Istituto ricevette un’ottima formazione umana e culturale, il suo carattere divenne forte, apprese a essere misurato nelle emozioni, a non mostrare la profonda sofferenza per la solitudine che sentiva nel cuore. Con la famiglia trascorreva le vacanze estive a Formia (Lt), dove conobbe la sua futura moglie, Anna Liberace; in quella città la famiglia si trasferì definitivamente durante l’ultimo anno delle Scuole Superiori. Egli s’inserì con facilità nel nuovo ambiente e cominciò ad avere molti amici, con i quali passava allegramente il tempo libero dallo studio; aveva un bell’aspetto, era alto e asciutto, aveva profondi occhi verdi, comunicava forza e voglia di vivere e desiderava avere una famiglia tutta sua. Infatti, appena terminati gli studi, decise di trovarsi un’occupazione: fu assunto da un Istituto Bancario, il Monte de’ Paschi di Siena, e ben presto, nel 1966, i fidanzati poterono sposarsi e iniziare nella gioia la loro vita coniugale, a Roma, al quartiere Tuscolano. Essi avevano molte aspettative per il futuro, desideravano avere dei figli, erano contenti per la loro sistemazione, avevano una fede piuttosto tiepida e non frequentavano abitualmente la loro Parrocchia.

Vissero un momento di grande dolore quando, a causa di un aborto spontaneo, persero il primo figlio, ma reagirono chiedendo la grazia a Padre Pio da Pietrelcina, per il quale Anna aveva una vera venerazione; il Signore ascoltò la loro preghiera e nacquero Sabrina (1968) e Francesco (1971). La loro vita scorreva piuttosto tranquilla, tra le occupazioni e le preoccupazioni di ogni famiglia, ma Giampaolo sentiva un vuoto interiore che lo portava a essere irrequieto, a cercare la giustizia, a discutere con le persone per imporre le proprie ragioni. Anna sentiva il disagio di quella situazione e pregava Padre Pio perché suo marito potesse trovare la pace del cuore. I figlioli intanto crescevano tra le amorevoli attenzioni dei genitori e venne il momento di andare a scuola: furono iscritti all’Istituto delle Suore dell’Assunzione perché ritenuto più tranquillo rispetto a una scuola pubblica, e lì completarono il corso di studi fino alle Medie Inferiori.

Giampaolo s’impegnava nel suo lavoro, aveva molte responsabilità in qualità di cassiere e godeva della stima dei suoi colleghi; era stato anche rappresentante sindacale con ottimi risultati. Viveva nel mondo e, sebbene ne condividesse gli ideali di affermazione personale, osservava i principali precetti morali ed etici con grande onestà.

Nel 1976 conobbe la “Comunità Maria” del Rinnovamento Carismatico Cattolico presso la Parrocchia “Assunzione di Maria Santissima” e cominciò il suo cammino di fede adulta insieme a tutta la famiglia, sperimentando una nuova vita interiore. Fu un’esperienza per lui sconvolgente che cambiò il suo modo di pensare e di agire: nel 1977 ricevette la preghiera per l’Effusione dello Spirito Santo e s’inserì profondamente nella vita della Comunità Carismatica e parrocchiale. Il desiderio di lavorare per il Signore si accrebbe e, così, venne nominato responsabile, prima a livello locale poi a livello nazionale, della Comunità Maria. Durante questo periodo, mostrò i frutti di una grande conversione del cuore e sentì, nel contempo, nascere un nuovo impulso spirituale, una chiamata per una donazione più grande: nel 1986 ricevette l’ordinazione diaconale; fu un momento di particolare gioia nel quale sentì realizzarsi appieno la sua vita, finalmente divenne tutto di Dio assieme alla sua sposa che lo sosteneva nel cammino.

Nel 1987 la Comunità Maria attraversa una profonda crisi di identità e Giampaolo, assieme ad altri fratelli responsabili, segue l’ispirazione dello Spirito Santo e fonda la “Comunità Gesù Risorto” del Rinnovamento Carismatico Cattolico, con l’intento di mantenere vivo il messaggio originario del Movimento, promuovendo l’evangelizzazione attraverso l’uso dei carismi, la presenza nelle Parrocchie e il sostegno spirituale ai “bisognosi” e agli “ammalati” della nostra società.

La Comunità ebbe una notevole espansione in Italia e all’estero e richiese molto impegno personale e spirituale da parte dei fondatori: evangelizzazione e missioni, preparazione dei Convegni Nazionali e locali, rapporti con le gerarchie ecclesiastiche. Fu un periodo di grande lavoro per il Signore, Giampaolo non si tirò mai indietro anche se accusò, a volte, qualche malessere fisico: il desiderio di testimoniare il suo amore per Gesù lo sostenne in ogni momento, tutto passò in secondo piano rispetto all’importanza di vivere la sua vocazione.

Nel 1991 una malattia incurabile si manifestò in maniera inaspettata e drammatica: improvvisamente si trovò immobile in un letto all’Ospedale A. Gemelli di Roma e dovette affrontare una nuova condizione di vita; Giampaolo reagì con forza, si aggrappò all’amore del Signore, si sottopose con pazienza ai lunghi e dolorosi cicli di cure; rese una testimonianza nella quale spiegò come visse la “risurrezione nella sofferenza”. Tutti i fratelli pregarono per la sua guarigione, egli sentì l’amore della Comunità e della Chiesa, ma nel suo cuore vi era la convinzione che è più importante compiere la volontà di Dio; infatti gli donò la malattia, le sofferenze e la sua vita per la gloria del Suo Nome; non si rinchiuse nelle mura domestiche, ma continuò a svolgere il suo mandato mostrando a tutti la sua fede. Il momento della sofferenza fisica, durato circa sette anni, diventò per lui l’occasione per una profonda conversione del cuore, un  momento privilegiato per ottenere la guarigione interiore e per vivere nell’abbandono nelle braccia del Padre, come hanno testimoniato le persone a lui più vicine, in particolare la sua famiglia. Egli pregava sempre il Signore e non si ribellava al suo stato: lo Spirito Santo lo plasmava per renderlo simile a Gesù, lo sosteneva con l’effusione dei suoi doni e dei suoi carismi, lo usava anche nel suo stato di fragilità per renderlo testimone verace del suo amore.

Arrivò per Giampaolo il momento dell’incontro pieno con Gesù: il primo settembre 1998 rese l’anima a Dio e tutti coloro che gli volevano bene soffrirono per questo distacco, pur sapendo che per lui sarebbe cominciata la vera vita nascosta in Cristo. La S. Messa in suo suffragio fu celebrata nella Basilica “S. Giovanni Bosco” a Roma e in quel giorno la Comunità Gesù Risorto comprese che il Signore le aveva fatto un grande dono attraverso quel fratello, che aveva mostrato con la sua testimonianza di vita semplice e sincera la sua appartenenza a Dio in ogni situazione, nella sofferenza e nella gioia, nella malattia e nella salute.

diacono e padre di famiglia
(1941-1998)

Giampaolo Mollo nacque a Roma il 5 novembre 1941 da Raffaele e da Letizia Capasso, primo di tre figli. Un’esperienza di profondo dolore attraversò ben presto la sua vita: suo padre, in conseguenza di una malattia contratta durante il secondo Conflitto Mondiale, morì nel 1945; sua madre cominciò perciò a lavorare e mandò i figlioli a studiare nel Convitto Nazionale, un prestigioso Collegio di Roma. In quell’Istituto ricevette un’ottima formazione umana e culturale, il suo carattere divenne forte, apprese a essere misurato nelle emozioni, a non mostrare la profonda sofferenza per la solitudine che sentiva nel cuore. Con la famiglia trascorreva le vacanze estive a Formia (Lt), dove conobbe la sua futura moglie, Anna Liberace; in quella città la famiglia si trasferì definitivamente durante l’ultimo anno delle Scuole Superiori. Egli s’inserì con facilità nel nuovo ambiente e cominciò ad avere molti amici, con i quali passava allegramente il tempo libero dallo studio; aveva un bell’aspetto, era alto e asciutto, aveva profondi occhi verdi, comunicava forza e voglia di vivere e desiderava avere una famiglia tutta sua. Infatti, appena terminati gli studi, decise di trovarsi un’occupazione: fu assunto da un Istituto Bancario, il Monte de’ Paschi di Siena, e ben presto, nel 1966, i fidanzati poterono sposarsi e iniziare nella gioia la loro vita coniugale, a Roma, al quartiere Tuscolano. Essi avevano molte aspettative per il futuro, desideravano avere dei figli, erano contenti per la loro sistemazione, avevano una fede piuttosto tiepida e non frequentavano abitualmente la loro Parrocchia.
Vissero un momento di grande dolore quando, a causa di un aborto spontaneo, persero il primo figlio, ma reagirono chiedendo la grazia a Padre Pio da Pietrelcina, per il quale Anna aveva una vera venerazione; il Signore ascoltò la loro preghiera e nacquero Sabrina (1968) e Francesco (1971). La loro vita scorreva piuttosto tranquilla, tra le occupazioni e le preoccupazioni di ogni famiglia, ma Giampaolo sentiva un vuoto interiore che lo portava a essere irrequieto, a cercare la giustizia, a discutere con le persone per imporre le proprie ragioni. Anna sentiva il disagio di quella situazione e pregava Padre Pio perché suo marito potesse trovare la pace del cuore. I figlioli intanto crescevano tra le amorevoli attenzioni dei genitori e venne il momento di andare a scuola: furono iscritti all’Istituto delle Suore dell’Assunzione perché ritenuto più tranquillo rispetto a una scuola pubblica, e lì completarono il corso di studi fino alle Medie Inferiori.
Giampaolo s’impegnava nel suo lavoro, aveva molte responsabilità in qualità di cassiere e godeva della stima dei suoi colleghi; era stato anche rappresentante sindacale con ottimi risultati. Viveva nel mondo e, sebbene ne condividesse gli ideali di affermazione personale, osservava i principali precetti morali ed etici con grande onestà.
Nel 1976 conobbe la “Comunità Maria” del Rinnovamento Carismatico Cattolico presso la Parrocchia “Assunzione di Maria Santissima” e cominciò il suo cammino di fede adulta insieme a tutta la famiglia, sperimentando una nuova vita interiore. Fu un’esperienza per lui sconvolgente che cambiò il suo modo di pensare e di agire: nel 1977 ricevette la preghiera per l’Effusione dello Spirito Santo e s’inserì profondamente nella vita della Comunità Carismatica e parrocchiale. Il desiderio di lavorare per il Signore si accrebbe e, così, venne nominato responsabile, prima a livello locale poi a livello nazionale, della Comunità Maria. Durante questo periodo, mostrò i frutti di una grande conversione del cuore e sentì, nel contempo, nascere un nuovo impulso spirituale, una chiamata per una donazione più grande: nel 1986 ricevette l’ordinazione diaconale; fu un momento di particolare gioia nel quale sentì realizzarsi appieno la sua vita, finalmente divenne tutto di Dio assieme alla sua sposa che lo sosteneva nel cammino.
Nel 1987 la Comunità Maria attraversa una profonda crisi di identità e Giampaolo, assieme ad altri fratelli responsabili, segue l’ispirazione dello Spirito Santo e fonda la “Comunità Gesù Risorto” del Rinnovamento Carismatico Cattolico, con l’intento di mantenere vivo il messaggio originario del Movimento, promuovendo l’evangelizzazione attraverso l’uso dei carismi, la presenza nelle Parrocchie e il sostegno spirituale ai “bisognosi” e agli “ammalati” della nostra società.
La Comunità ebbe una notevole espansione in Italia e all’estero e richiese molto impegno personale e spirituale da parte dei fondatori: evangelizzazione e missioni, preparazione dei Convegni Nazionali e locali, rapporti con le gerarchie ecclesiastiche. Fu un periodo di grande lavoro per il Signore, Giampaolo non si tirò mai indietro anche se accusò, a volte, qualche malessere fisico: il desiderio di testimoniare il suo amore per Gesù lo sostenne in ogni momento, tutto passò in secondo piano rispetto all’importanza di vivere la sua vocazione.
Nel 1991 una malattia incurabile si manifestò in maniera inaspettata e drammatica: improvvisamente si trovò immobile in un letto all’Ospedale A. Gemelli di Roma e dovette affrontare una nuova condizione di vita; Giampaolo reagì con forza, si aggrappò all’amore del Signore, si sottopose con pazienza ai lunghi e dolorosi cicli di cure; rese una testimonianza nella quale spiegò come visse la “risurrezione nella sofferenza”. Tutti i fratelli pregarono per la sua guarigione, egli sentì l’amore della Comunità e della Chiesa, ma nel suo cuore vi era la convinzione che è più importante compiere la volontà di Dio; infatti gli donò la malattia, le sofferenze e la sua vita per la gloria del Suo Nome; non si rinchiuse nelle mura domestiche, ma continuò a svolgere il suo mandato mostrando a tutti la sua fede. Il momento della sofferenza fisica, durato circa sette anni, diventò per lui l’occasione per una profonda conversione del cuore, un momento privilegiato per ottenere la guarigione interiore e per vivere nell’abbandono nelle braccia del Padre, come hanno testimoniato le persone a lui più vicine, in particolare la sua famiglia. Egli pregava sempre il Signore e non si ribellava al suo stato: lo Spirito Santo lo plasmava per renderlo simile a Gesù, lo sosteneva con l’effusione dei suoi doni e dei suoi carismi, lo usava anche nel suo stato di fragilità per renderlo testimone verace del suo amore.
Arrivò per Giampaolo il momento dell’incontro pieno con Gesù: il primo settembre 1998 rese l’anima a Dio e tutti coloro che gli volevano bene soffrirono per questo distacco, pur sapendo che per lui sarebbe cominciata la vera vita nascosta in Cristo. La S. Messa in suo suffragio fu celebrata nella Basilica “S. Giovanni Bosco” a Roma e in quel giorno la Comunità Gesù Risorto comprese che il Signore le aveva fatto un grande dono attraverso quel fratello, che aveva mostrato con la sua testimonianza di vita semplice e sincera la sua appartenenza a Dio in ogni situazione, nella sofferenza e nella gioia, nella malattia e nella salute.

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