Alexandre Toé – M. I.

Alexandre Toé – M. I.

Cenni biografici del Servo di Dio Alexandre Toé – M. I.
(1967-1996)

Padre Alexandre Toé nacque il 2 dicembre 1967 ed era il quinto di undici figli. I suoi genitori, Samuel e Judith Paré, si trasferirono a Boromo (Burkina Faso) dove il padre svolgeva la professione di insegnante.
A sei anni iniziò a frequentare la scuola a Ziga (Ouhigauya) dove si era trasferita la famiglia e, dopo il conseguimento del C.E.P. (Certificat d’Etude Primaire) nel 1979, a dodici anni, entrò in collegio.
Ebbe come modello i suoi genitori e fin da piccolo guardò con favore ai poveri e ai diseredati. Intelligente e al tempo stesso simpatico, otteneva ottimi risultati a scuola ed era sempre pronto ad aiutare i suoi compagni in difficoltà. Il suo carattere estroverso e vivace, però, gli creava qualche problema disciplinare.
Anche a casa il suo sostegno nei confronti dei fratelli più piccoli non veniva mai meno e per questo era considerato un ragazzo modello.
Si iscrisse al Liceo scientifico Zinda e si diplomò nel 1987, anno in cui superò, a pieni voti, l’esame di maturità (BAC). Nello stesso anno prese la decisione di entrare a far parte dei Religiosi Camilliani. Aveva venti anni.
Il Servo di Dio avvertì il primo segno di vocazione a nove anni quando strinse una grande amicizia con il giovane sacerdote Don Alexandre che aveva battezzato l’ultimo fratellino. Alex imitava la celebrazione della Messa, i gesti del battesimo.
Nel 1985 ricevette la Prima Comunione e un anno dopo, la Cresima. Il motivo di questo ritardo sta nel fatto che la famiglia dovette trasferirsi in un villaggio in cui non era possibile frequentare la vita della comunità. L’allontanamento della famiglia dalla città durò circa 10 anni.
Dopo un anno di postulato cominciò lo studio della filosofia nel seminario “St. Jean”. La sua professione temporanea ebbe luogo 1’8 settembre 1991 nella parrocchia San Camillo fondata dagli stessi Religiosi Camilliani.
Il proseguimento della sua formazione, avvenuto in Italia, fu dovuto alla sua salute già debole. Infatti P. Alexandre aveva avvertito le prime manifestazioni dell’epatite nel 1990-1991. Per una cura più efficace i suoi superiori optarono per il suo trasferimento. In Italia trovò in P. Scalfino un punto di riferimento e presto nacque una profonda amicizia.
Si iscrisse all’Università Pontificia di S. Giovanni in Laterano a Roma concludendo brillantemente il ciclo di studi nel 1994, anno in cui ebbe luogo, proprio il 16 ottobre, la sua Professione Perpetua presso la Maddalena in Roma. P. Alexandre aveva voluto fare la sua donazione totale al Signore sotto la protezione della nuova Beata Madre Giuseppina Vannini.
Il 15 gennaio 1995 ricevette da Sua Eccellenza Mons. Armando Brambilla il diaconato e, tornato in Africa, il 1° luglio dello stesso anno, ricevette l’ordinazione sacerdotale da Mons. Jean Baptiste Kiendrebeogo insieme ad altri due confratelli.
Celebrò la sua prima Messa a Kodougou il 9 luglio 1995 insieme ad un suo amico d’infanzia Don Patrice Yomeago. Dopo questo avvenimento lasciò di nuovo la sua terra e tornò in Italia, a Roma, dove gli furono assegnati incarichi di rilievo: fu nominato vice-maestro dei professi e Maestro dei Postulanti.
Purtroppo però il Servo di Dio soffrì per sei anni di epatite che si rivelò presto incurabile. Infatti durante uno dei consueti controlli gli fu riscontrato un tumore maligno al fegato . Da quel momento P. Alex iniziò il suo lungo calvario che si concluse il 9 dicembre 1996.
Nonostante la grave malattia riusciva a confortare con il suo sorriso e con la sua serenità tutti quelli che si avvicinavano a lui e accettò la sua sofferenza come volontà divina. Celebrava quotidianamente la S. Messa, eccetto i giorni in cui il dolore non glielo permetteva. Nella messa pregava per gli altri ma mai per se stesso: i paesi in guerra, le vittime della violenza, i bambini innocenti e malati, glí amici, e tutti quelli che si raccomandavano a lui.
Il momento della S. Messa era prezioso. Non ammetteva le visite, staccava il telefono, faceva mettere un bigliettino alla porta che diceva: “S. Messa, si prega di non disturbare. Grazie.” La sua stanza era sempre occupata dai visitatori e spesso diventava un oratorio perché tanti volevano pregare per lui e con lui. Era ben voluto da tutti e ciò gli dava sollievo nel dolore.
Racconta un suo confratello che esattamente 15 giorni prima di morire, il 24 novembre 1996, gli confidò: “La vita non è fine a se stessa ma un mezzo come tutte le altre cose ricevute per vivere il nostro rapporto con Dio. Quindi non importa che sia lunga o corta, ciò che importa è come è stata vissuta, se in bene o in male. Il giorno del giudizio finale il Signore non ci chiederà se abbiamo vissuto poco o tanto; chiederà se in questo tempo lo hai amato! Sì amare! Amare Dio e i fratelli, fedele al suo proposito “ma mission dans le monde est d’etre portout le rifflet du Christ…” cioè la mia missione nel mondo è di essere dovunque il riflesso di Cristo…”.
Il 7 novembre chiese di essere ricoverato all’ospedale Madre Giuseppina Vannini dalle sue sorelle le Figlie di S. Camillo. Celebrò la sua ultima funzione l’8 dicembre 1996, giorno dell’Immacolata Concezione di Maria. Sì la Vergine Maria, l’Immacolata che P. Alex era andato a trovare a Lourdes nel 1994, era venuta a prenderlo dopo una lunga agonia. Infatti dopo l’estrema unzione, il 9 dicembre, lasciò in pace questa terra.

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